Verranno a chiederti del vostro amore
Ci sono rose che sotto il vento più forte non si piegano neanche un po’. Ci sono robusti alberi che vedono spezzarsi i loro rami al minimo soffio. Allora tu dal tuo tempo mi dirai: forse è questa la differenza tra maschile e femminile? Questa forza non mostrata, quella fragilità apparente? Il coraggio? L’amare?
No, ti direi io. Non cercare differenze o apparenze. Cerca ciò che è.
Perché noi siamo. Siamo un’unica essenza di maschile e femminile, così siamo nati quando intorno altro non c’erano che stelle. Quando esseri incorporei viaggiavano tra i tempi, finché è stato deciso di avere un corpo. E allora non c’è stata scelta. Né maschile né femminile, ma entrambi. Non sapevamo distinzioni e dualità. Luce e buio per noi coesistevano e si amavano. Chi siamo noi per stabilire cosa è meglio? Per decretare una ‘priorità’. Quanto piace questo termine. Ma non ha senso, come molti altri che usate nel vostro tempo.
Questo ti dico perché l’ho provato, e anche tu l’hai provato, e anche tutti gli altri, ma poi man mano avete creato in voi la divisione. Qualcuno ha detto “ognuno uccide la cosa che ama”… ed è vero, perché uccidiamo ciò che più amiamo in noi stessi. Rinunciamo a quella parte di noi, fino a non riconoscerla più. Ed ecco che il maschile non riconosce il femminile e viceversa. Ed ecco che si spiega tutto con l’incompatibilità. Come può essere incompatibile ciò che ti appartiene? Ciò che tu stesso hai conosciuto dentro di te?
E per questo uccidi la cosa che ami. Perché la senti tua fin nella profondo, ma non la riconosci. E cerchi al di fuori ciò che non è fuori. Ed ora prova a guardare un albero in fiore e dimmi: è più forte il ramo o è più bello il fiore?
(di Francesca Enrew Erriu)