I Racconti di Tara raccolgono le memorie della giovane Tara, sciamana del popolo Sar’d (antico nome dei sardi). In epoca presumibilmente pre-nuragica, Tara fu tra le prime abitanti di quella terra a partecipare all’incontro tra i Sar’d e gli Stellari, in particolare i fratelli e sorelle di Sir (antico nome di Sirio) e di Haar (antico nome di Arturo).
L’incontro con il compagno stellare Orios, la porta a comprendere il suo compito, nella consapevolezza di poter aiutare i propri simili con le sue capacità di guarigione e non solo.
Il nome Tara significa Stella.
Dietro suggerimento di Senor, Tara si tagliò i capelli fino al collo, indossò abiti del fratello e si coprì sempre il volto quando usciva e quando arrivavano visitatori. In questo modo, chiunque la poteva scambiare per un uomo, ed era così totalmente al sicuro dagli uomini del Saar grigio che ogni tanto giravano per i villaggi controllando che non fosse più presente alcuna donna sciamana.
Subito tutti le portarono rispetto, dato che Senor la presentò come il fratello ritrovato Tar. Soltanto Senor e la vedova Myara conoscevano la sua vera identità, anche se man mano, col passaparola, le sciamane che per tempo erano rimaste nascoste nelle campagne, si avvicinarono a quella casa sapendo di poter trovare protezione. E lì ripresero insieme le loro pratiche, grazie agli insegnamenti del saggio di Senor e a quelli di Tara, che aveva ancora qualche memoria di tutto ciò che aveva imparato nella sua gioventù di guaritrice e guerriera.
Un giorno, una sciamana proveniente da un villaggio lontano, che aveva fatto molta strada per arrivare lì, raccontò di essere stata nei pressi del Nuur grigio, e di aver sentito dire che Sar, il braccio destro del Saar grigio, era molto malato dopo essere stato avvelenato a tradimento, probabilmente da un suo stesso discepolo che era poi fuggito. Il veleno scorreva nel suo corpo, ma con diverse cure, alcuni uomini medicina riuscivano a tenerlo ancora in vita tra mille sofferenze. A quanto aveva sentito la sciamana, Sar era così disperato da aver promesso di esaudire qualunque richiesta di chi fosse riuscito a guarirlo liberandolo da quel veleno.
“Forse uno esperto come voi, Senor, o come voi, Tar, potrebbe riuscire a guarirlo.” Osservò la sciamana, speranzosa.
“E potrebbe chiedere in cambio, di non bandire più le sciamane e di lasciarle in pace.” Commentò un’altra, incontrando l’approvazione di tutte le presenti.
Tara si alzò, prima ancora che il fratello dicesse qualcosa.
“Questo spetta a me, fratello.” disse. “Voi dovete restare qui per il bene del villaggio.”
Senor sapeva che era giusto così. Solo Tara avrebbe potuto liberare le altre sciamane.
“Fai molta attenzione. E proteggiti come tu sai.”
Le disse prima che partisse con il cavallo e Kylia al seguito. Tara annuì: in quei mesi insieme, grazie a Senor aveva riattivato in lei la protezione Sir e Haar, e il lavoro fatto nel Maar che la rendeva impermeabile alle energie dei rettili e altre creature.
Dopo qualche giorno, giunse dinanzi al grande Nuur grigio. Già a qualche chilometro di distanza, le energie provenienti da quel luogo le avevano dato una forte sensazione di pesantezza. Più volte si era seduta ai piedi degli alberi, per riprendere le forze e chiedendo la protezione su di sé. Al posto di guardia la fecero passare subito, quando si presentò come Tar il guaritore e dichiarò lo scopo della sua visita. Il cavallo e Kylia restarono nel cortile.
La accompagnò un servitore, che restò poi fermo in un angolo per tutto il tempo, osservando ciò che accadeva e con il compito di intervenire in caso di movimenti sospetti. In una sala scura, illuminata da torce rosse, era sdraiato Sar. La sofferenza era visibile sul suo volto. Il corpo livido e quasi tumefatto, gli occhi quasi assenti sembravano non avere più vista. Invece la guardò e cercò di dirle qualcosa con le labbra secche.
Tara provò subito ad avvicinargli dell’acqua posata lì affianco, ma lui la respinse maldestramente.
“Guariscimi o vai via.” Le disse.
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(Testo di Francesca Enrew Erriu)
(Immagine: Tara nel periodo del ritorno)