(Quando sta per morire nel Nuur grigio, parte di Xyara scende nel Maar per raccontare ad Orian ciò che è accaduto e ritrovare le parti della sua essenza: Orios e Tara)
Allora parlai:
“Fratello Shiar, se tu riconosci la pietra dei Sir io deduco che non sei più colui che serviva il Saar rosso né colui che ha servito il Saar grigio. Chi sei dunque?”
“Sorella, da quando una sciamana mi ha guarito, estraendo da me il veleno che mi stava facendo morire, ho visto una nuova luce in me e intorno a me. Ho ripreso a comunicare con i veri Saar, i padri della nostra terra, che mi hanno aperto gli occhi su ciò che stava accadendo e allora ho visto. Ho visto la manipolazione intorno a me, e perché ero stato tradito. Ho visto che vivevo nel buio e senza amore. E ho promesso di rispettare tutte le sciamane e le donne in onore di quella sciamana.”
“Quella sciamana era Tara, mia sorella Sir.” Gli dissi. “Io e i miei fratelli haar siamo vittime di persecuzione e manipolazione, per questo sono stata condotta fino a te con la pietra dei Sir. Perché insieme possiamo porre fine alla manipolazione del Saar grigio e al presidio di Nyu.”
“Già dal mio nuur di bronzo agisco sul nuur grigio, ma troppo forti sono quelle energie di manipolazione.” Protestò Shiar.
“Abbiamo con noi la pietra di Anthymos il più saggio dei Sir, e l’energia di Orios, il più forte dei Sir. Siamo collegati a sua sorella Orian nel Maar. Grazie alla pietra troveremo gli alleati giusti e potremo agire direttamente sul nuur grigio. Io sarò quella che trarrà in inganno Nyu, fingendo di cedere al suo fascino.”
“Va bene, sorella.”
Shiar allungò le braccia e ci stringemmo le mani per saldare quel patto tra noi, mentre la pietra nera girava in cerchio tra noi due.
***
La sera dopo mi presentai al nuur grigio. Shiar si fermò poco dietro di me, nascosto tra gli alberi, per intervenire al momento opportuno, con la pietra nera dei Sir.
Mi ero vestita di soli veli da danzatrice, e avevo richiesto alla pietra, connettendomi con l’energia dei miei fratelli Sir, l’abilità della danza e della sensualità tale da poter distrarre Nyu per qualche tempo. Così mi presentai dicendo di voler danzare per Nyu, semplicemente come omaggio offerto da una persona importante del villaggio vicino. Mi condussero in una sala del nuur dove l’uomo stava mangiando, e dopo avermi squadrata bene alla luce di una torcia ordinò di lasciarci soli.
Iniziai a suonare il tamburello che avevo portato e a muovermi tra le pietre con i piedi scalzi. Dapprima mi guardava quasi annoiato, continuando a mangiare, poi il suo sguardo si fece più interessato e infine ipnotizzato. Sapevo quante donne e danzatrici vedeva ogni giorno, ma sapevo anche come soddisfare il suo ego. Mi toglievo man mano i veli che mi coprivano lanciandoli verso di lui tanto da coprirgli il capo e questo lo faceva sorridere mentre mi guardava.
Finita la danza, rimase soltanto un velo sul mio corpo e feci un inchino posando il tamburello. Nyu applaudì e si alzò lasciando il suo banchetto, da cui prese solamente un prezioso calice. Come prevedevo, egli si avvicinò con un sorriso ben noto sul volto, e mi carezzò una guancia.
“Non ho mai visto una pelle così chiara” disse “né capelli così fini.”
Mi sfiorò i capelli e poi spostò le dita dietro la mia testa come per volermi baciare, invece mi lasciò e indicò una pietra al centro della sala. Da fuori si udivano suoni di tamburi.
“Siediti.” Disse. “I miei guerrieri faranno una dimostrazione per te.”
Obbedii e andai a sedermi sulla grande pietra rettangolare, stringendo il velo intorno al corpo. Allora Nyu mi porse il calice e mi invitò a bere, cosa che feci perché avevo molta sete. Era una bevanda tiepida, color ambra, dal sapore speziato. Provai una sensazione di stordimento subito dopo aver bevuto.
Il suono dei tamburi si avvicinava, ed ecco che dall’ingresso della sala entrarono uno per volta, al ritmo della musica, dieci uomini che percorsero tutto il perimetro della sala con passo di danza tribale. Ognuno aveva con sé dei bastoni con cui produceva suoni sulle pietre, seguendo il ritmo dei tamburi suonati da uno di loro. Ognuno indossava una sorta di tunica legata alla vita e lunga fino ai piedi, il torso era nudo, e notai che sul viso portavano una maschera. Si disposero poi di fronte a me, battendo per terra con i bastoni e infine togliendosi le maschere, lasciandole sopra la testa. I loro volti avevano pelle ambrata e occhi molto scuri; erano talmente simili tra loro, anche nel fisico, da sembrare fratelli o comunque appartenenti alla stessa famiglia. Forse non avevo mai visto uomini così belli sulla terra.
A un certo punto uno di loro lanciò un urlo da battaglia, e a coppie iniziarono a combattere. Usavano i bastoni come armi, e solo in quel momento notai che avevano punte affilate.
Man mano, qualcuno cadeva a terra ferito, o addirittura poteva sembrare morto. E i vincitori si sfidavano a loro volta tra di loro. A un certo punto c’era molto sangue per terra. Io sobbalzavo ogni volta, ma cercavo di mantenere la calma in attesa dell’arrivo di Shiar.
In breve tempo, un solo guerriero era rimasto in piedi. Gli altri, che mi erano sembrati morti o feriti, si misero in ginocchio come se non fossero mai stati colpiti, e dissero: “Hai vinto tu, Soran.” Solo quando Soran il grigio si voltò e si diresse verso di me, capii che il premio ero proprio io. Rimasi immobile seduta sulla pietra, mentre Soran si avvicinava e mi sollevava il viso perché lo guardassi. I suoi occhi sembravano aver cambiato colore ora, avevano dei riflessi gialli. E sul suo corpo vedevo come un manto grigio simile a quello di un lupo. Dovevo avere paura, in effetti stavo tremando, ma per qualche motivo non opposi alcuna resistenza. Non riuscivo a muovere un dito, ero come ipnotizzata e anche se qualcosa mi diceva di resistere, ricordandomi che ero lì per il mio compito, un’altra parte di me non voleva altro che obbedire a Soran e fare tutto ciò che lui avrebbe voluto. Così mi sdraiai sulla pietra che invece che dura mi sembrava soffice e comoda, e quando arrivarono i suoi baci e tutto il resto, in quel momento sentii di non desiderare nient’altro. E lo stesso quando si avvicinarono gli altri, uno alla volta.
Come incantata non riuscivo a respingere nessuno di loro, anzi li accoglievo sia nella furia che nella dolcezza. E quando arrivò l’ultimo di loro, quello che fino a quel momento aveva suonato il tamburo, ero talmente spossata e stordita, da non vedere più altro che ombre intorno a me e non ricordare più dove fossi e perché. Essi mi apparivano ora come esseri grigi e lunghi che a un tratto scomparvero e come se si fossero fusi, lasciarono il posto a un orribile rettile grigio che mi guardava con occhi gialli. Nyu era al suo fianco, mi ero quasi dimenticata di lui. A quel punto credo di aver perso i sensi.”
Ripresi fiato mentre Orian, che non si era affatto scomposta, con un dito disegnava dei cerchi nell’acqua del Maar e lì dentro vidi me e Shiar dentro il pozzo sotto il nuur grigio. Così mi ricordai e ripresi a parlare.
“Quando ho riaperto gli occhi c’era Shiar accanto a me che mi chiedeva se stavo bene. Poi mi spiegò che ci avevano imprigionati sotto il nuur in costruzione e che al mattino, ripresi i lavori, saremmo rimasti praticamente sepolti vivi. Mi disse anche di aver visto tutto quanto accaduto nel nuur, di essere salito sulla parte alta per farsi vedere da me e attendere il mio segnale, ma inutilmente. Ero come ipnotizzata, tanto che non ero riuscita a vederlo, e durante il rito dei guerrieri aveva visto forme simili a serpenti grigi intorno a me e poi dentro di me. Dopo ero svenuta, e lui era saltato giù nella sala indirizzando la pietra dei Sir verso Nyu e il Saar grigio. Aveva lanciato la pietra che si era ingrandita e appuntita fino a ferire il rettile, tanto da farlo cadere a terra indebolito. Ma Nyu e i suoi uomini erano riusciti comunque a catturarci, decretando la punizione per aver osato sfidarlo e ingannarlo.”
Nello specchio d’acqua del Maar, vidi che passavamo diversi giorni dentro il pozzo, mentre all’esterno impilavano le pietre del nuur. Non bevevamo e non mangiavamo, non avevamo più forze né la nostra pietra. Vidi Shiar piegarsi sul pavimento e morire. Mi misi a piangere sentendomi responsabile della sua morte, perché io l’avevo spinto a sfidare il saar grigio. Orian come sempre mi tranquillizzò.
“Questo era comunque ciò che Sar-Shiar doveva sperimentare dopo essere stato al servizio del saar rosso, e compiere egli stesso un atto eroico proprio prima di morire lo aiuterà a purificare la sua anima. Quindi tu l’hai aiutato in questo.”
Ma non mi tranquillizzavo, e anzi piangevo all’idea di ciò che avevo fatto, di aver ceduto ai grigi.
“Con l’inganno ti hanno fatto bere una bevanda che ti ha distolto dal tuo compito e fatto dimenticare di essere una haar. Passerai qualche tempo nel Maar finché questo non sarà purificato.”
“Non ho più il diritto di essere curata da te. Non sarò più unita alla mia vera essenza.” Dissi tristemente.
Ma in quel momento, udimmo un dolce movimento dell’acqua, e un bellissimo essere maar si affacciò nella grotta. E subito comparve Orios al mio fianco, come lo ricordavo ma più rarefatto.
“Xyara, noi saremo sempre parte di un’unica essenza. Questo non cambierà mai.” Disse con la sua dolce voce. E così dicendo mi baciò sulle labbra.
E poi comparve Tara al mio fianco, anche lei più rarefatta ma erano riconoscibili i suoi occhi. E anche lei disse la stessa cosa, baciandomi. E subito sia Orios che Tara scomparvero, e la creatura maar si allontanò rapidamente dalla grotta con una scia azzurra brillante.
Fu allora che nello specchio d’acqua, vidi me stessa morire nel pozzo del nuur grigio e lasciare il mio corpo. Allora mi sentii alleggerita. Orian mi fece sdraiare e chiusi gli occhi, avendo la sensazione che stesse già iniziando a curarmi. E rimasi con gli occhi chiusi, sapendo di essere nel non tempo, non spazio, e non dovermi più preoccupare di niente.
(Testo di Francesca Enrew Erriu)
(Immagine: corpo di ballo dallo spettacolo “Les Nuits Barbares”)
*NOTE*
Nuur Grigio – corrisponde all’attuale sito di Barumini
Nuur – si intende la costruzione che oggi corrisponde ai nuraghi
Haar – nome per gli Arturiani
Sir – nome per i Siriani