Tutto era bianco. Puntini bianchi si muovevano freneticamente intorno a lei,
come non visti; voci bianche sottili parlavano per non essere udite; mani bianche
candide sfioravano senza toccare; occhi bianchi dentro i quali l’iride nera ruotava,
ruotava fino a formare un vortice che inghiottiva a poco a poco tutto il bianco
intorno. Poi tornava in sé.
Erano momenti di totale alienazione. Viveva attimi che nemmeno lei avrebbe
saputo rievocare.
Come definire ciò che accadeva quando a un tratto perdeva il senso della realtà,
il corpo fluttuava in un’onda infinita, e quando si risvegliava aveva il volto bagnato
di lacrime e il cuore le faceva male?
Certe volte camminava per le strade senza sapere perché. Passava davanti a un
certo negozio, o al market e a una qualche casa conosciuta, ed ecco: doveva
fermarsi e chiedersi perché era là… e rimaneva ferma così non si sa per quanto,
mentre davanti ai suoi occhi la gente entrava e usciva, parlava, gridava, e lei non
sapeva perché. Ogni tanto qualcosa o qualcuno – un nulla indistinto – le veniva in
mente ma non sapeva né cosa né chi fosse.
(Estratto “Farfalle mutanti” – Racconto Duets)
