
IO SONO GOLDRAKE
Attraverso le asperità fino alle stelle
di Carlo Bramanti
(Lupi Editore)
Tra le tante pubblicazioni di autori “emergenti” offerte ai lettori ormai ovunque (soprattutto nelle librerie virtuali), attratta dal titolo e dalla tematica (scrivendo spesso anche io di età adolescenziale e di ragazzi accompagnati da un disagio) ho letto “Io sono Goldrake” di Carlo Bramanti e sono rimasta molto colpita. Prima di tutto per la scrittura, scorrevole sì e apparentemente semplice ma tagliente e profonda. La semplice vicenda di Jimmy, un ragazzino introverso che “tende a sognare troppo e a scappare dalle proprie responsabilità”, sottende infatti altri mondi e realtà che vengono a galla man mano dal suo diario.
Jimmy è cresciuto nel mito di Goldrake (il robot del titolo), tanto da provare a costruirsi da solo modellini ispirati appunto a quel personaggio e alle eroiche gesta di Actarus. E proprio questi modellini saranno protagonisti di una lotta reale che il ragazzo dovrà affrontare, non solo contro dei nemici esterni ma anche contro i nemici interiori; in una sorta di “distorsione cognitiva”, Jimmy si rifugia nei suoi sogni per fuggire a una realtà troppo dura per lui. Si tratta in definitiva di una continua lotta tra luce e oscurità, abilmente tratteggiata dall’autore.
Ho trovato molto belle le parole del padre in proposito:
“L’uomo deve liberarsi da ogni schema inculcatogli nel corso degli anni, deve farlo fino a sentire l’innesco dell’anima, i confini che divengono pian piano più labili. Deve far sì che la paura scemi e il tetto dei pensieri torni alla neve, al miracolo di percepire la caduta di ogni singolo fiocco, la foglia ingiallita che vola lontano dall’albero nel quale ha vissuto. Odiare qualcuno e persino il mondo intero serve solo a complicarsi la vita.”
Insomma un inno alla vita e alla bellezza. Un romanzo che coglie l’occasione per riflettere sulla società odierna, sulla guerra, per chiedersi “dov’è l’umanità”?
Riflessioni che portano al messaggio conclusivo, “Per aspera ad astra”, come recita il sottotitolo e come richiamato dalle parole di Jimmy:
“Continuare a piangere non serve a nulla. Devo cercare le mie radici, attingere a piene mani a ciò che rimane del mio spirito, esplorare con le forze rimaste il mistero di spazio e anima, non per giungere a una conclusione ma per sapere che una parte di me può correre persino più veloce della luce; devo trovare nel buio profondo qualche parvenza di stella cui posso ancora aggrapparmi…”
Se siete amanti dei cartoni animati di quegli anni come me, non potrete non apprezzare gli intermezzi di Actarus e Venusia, intelligente escamotage narrativo. Non potrete non provare empatia per Jimmy e una forte e struggente nostalgia. Molto consigliato.
f.e.
