I Racconti di Tara raccolgono le memorie della giovane Tara, sciamana del popolo Sar’d (antico nome dei sardi). In epoca presumibilmente pre-nuragica, Tara fu tra le prime abitanti di quella terra a partecipare all’incontro tra i Sar’d e gli Stellari, in particolare i fratelli e sorelle di Sir (antico nome di Sirio) e di Haar (antico nome di Arturo).
L’incontro con il compagno stellare Orios, la porta a comprendere il suo compito, nella consapevolezza di poter aiutare i propri simili con le sue capacità di guarigione e non solo.
Il nome Tara significa Stella.
Gli stranieri
A un certo punto si era diffusa la voce dell’avanzare degli abitanti del nord. Li chiamavano stranieri, erano loro a portare distruzione tra le famiglie: sposavano le stesse cugine o altre donne della famiglia per poi eseguire i sacrifici dei bambini, con la giustificazione che erano malati. Come un’orda selvaggia iniziarono ad avvicinarsi ai villaggi del sud, violentando le donne e uccidendo i bambini.
Un giorno Orios, nel bosco per cacciare, li aveva visti dirigersi verso il villaggio di Tara, annunciati da urla, suoni di tamburi e i versi dei loro animali. Arrivavano proprio dalla pianura dove abitava Tara. Così prese subito il suo cavallo e corse per raggiungerla. La trovò per terra nella capanna, ferita e dolorante, non riusciva a muoversi. Il vestito di nuove pelli che le aveva fatto lui stesso era tutto stracciato. La consolò, anche se lei nemmeno piangeva ma guardava fisso di fronte a sé. Si maledisse per non essere arrivato prima.
Dopo averle portato dell’acqua perché lei potesse ripulirsi, la lasciò esausta a riposare, e riprese il cavallo per andare al villaggio. Trovò solo distruzione. Le capanne erano state bruciate, nessuno era stato risparmiato dalla furia degli stranieri, che erano già avanzati verso altri villaggi. Nella desolazione di quella scena, Orios udì un lamento tra i corpi martoriati stesi a terra. Notò una donna anziana, dai capelli grigi lunghi, che muoveva la mano dando segni di vita. Con le sue forti braccia, Orios la prese cercando di non procurarle dolore, e la mise sul cavallo, dirigendosi subito verso la pianura.
Chiamò Tara, che nel frattempo si era svegliata e beveva l’infuso di erbe che lui le aveva preparato prima di andarsene. Grande fu la sua sorpresa nel vedere la nonna sul cavallo, tanto che quasi le cadde di mano il recipiente. La adagiarono su un giaciglio, mentre Orios le raccontava della distruzione da parte degli stranieri.
Strada facendo, aveva raccolto delle erbe, e iniziò a pestarle in un recipiente di pietra per fare un impacco curativo per la donna ferita. Tara non smetteva di stupirsi nel rendersi conto di quante cose fosse in grado di fare, seppur così giovane sembrava già sapere tutto ciò che c’era da sapere. Il giorno dopo la nonna parve riprendersi, e riconoscere la nipote con la debole vista.
“Altri uomini stanno fuggendo dai loro villaggi” le disse “e probabilmente arriveranno qui. Essi sono sciamani dai grandi poteri, li accoglierai nella tua casa.”
“Come lo sai?” le chiese Tara.
L’anziana non si stupì di sentire la nipote parlare. Sapeva che aveva ricominciato a parlare perché aveva incontrato il suo compagno.
“Lo so.” Rispose. E furono le sue ultime parole, perché quella notte la ricaduta fu tale da portarla alla morte.
Nonostante tutto, Tara provò dolore per quella perdita. Non sapeva dove fosse il fratello, e la nonna era l’ultima persona che le era rimasta. Ma ora c’era Orios accanto a lei.
“Ricordati che la morte non è niente, soltanto un passaggio.” Le disse, e le accarezzò i capelli.
“Non pensiamo a questo, e al tempo che passa. La morte è lì che aspetta.”
***
(Testo di Francesca Enrew Erriu)
(Immagine: Maiden with a laurel, Henry Ryland)
L’ha ribloggato su Il libro dei Saar.
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