I Racconti di Tara raccolgono le memorie della giovane Tara, sciamana del popolo Sar’d (antico nome dei sardi). In epoca presumibilmente pre-nuragica, Tara fu tra le prime abitanti di quella terra a partecipare all’incontro tra i Sar’d e gli Stellari, in particolare i fratelli e sorelle di Sir (antico nome di Sirio) e di Haar (antico nome di Arturo).
L’incontro con il compagno stellare Orios, la porta a comprendere il suo compito, nella consapevolezza di poter aiutare i propri simili con le sue capacità di guarigione e non solo.
Il nome Tara significa Stella.
Nella luce blu
Il giorno dopo seppellirono la nonna su una collina. Guardandosi intorno poterono vedere la desolazione lasciata dal passaggio degli stranieri, la devastazione era totale su tutti i villaggi circostanti. Il vento forte trasportava il fumo ancora caldo degli incendi che avevano distrutto le capanne, quasi non si respirava. Tara fu presa da una grande tristezza, mentre Orios la rassicurava che presto tutto si sarebbe ricostruito.
Tornati alla capanna, Orios la fece stendere per passarle su tutto il corpo un unguento che guarisse le ferite dell’aggressione subita. Alla luce del fuoco, Tara lo osservava mentre si prendeva cura di lei, incantata dal suo viso e dalle sue mani, da cui sembrava emanare una debole luce blu.
“Orios,” gli disse “non ho mai visto niente di così bello. Forse il sole.”
“No, io non ho mai visto niente di così bello.” Ribatté lui, guardandola “Forse la luna.”
Allora lei gli fermò la mano e si mise a sedere, per guardarlo negli occhi.
“Voglio che cancelli ogni loro traccia su di me.”
Lui esitò.
“Potrebbe farti male.”
“Preferisco il tuo male al loro.”
Le mise una mano sul viso. E all’improvviso la torcia si spense, per un colpo di vento. Di nuovo, Tara vide la luce blu sulla sua pelle, gli occhi e anche il volto cambiarono leggermente. Stavolta Orios non scomparve, ma restò lì di fronte a lei. Ed erano così vicini che la luce blu arrivò fino al suo braccio, e anche lei si vide avvolta in quella luce confortevole e sensuale. Si sentiva un suono di tamburi portato dal vento da qualche villaggio lontano.
“Da dove vieni?” gli chiese.
“Non te lo posso dire.” Rispose Orios. “Lo saprai quando arriveranno anche gli altri.”
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I bambini
I bambini giocavano in riva al fiume. I più piccoli costruivano oggetti simili a barche con foglie e rami, gli altri facevano esercizi di conta delle pietre con Tara. Le acque scorrevano placide in quella splendida mattina di sole, solo il lieve vento increspava ogni tanto la superficie e faceva sollevare le foglie da terra, subito inseguite dai bambini più piccoli. Tara non parlava, si esprimeva con gesti e alcuni suoni, e così facevano i bambini con lei, aggiungendo solo qualche parola nella loro lingua.
Quando era con i bambini era felice. Quello era uno dei compiti che le era stato affidato, e tutti gli altri erano tranquilli sapendo che i bambini giocavano e imparavano con lei. Tara la sentiva come una missione. Ed era strano, per quanto li amasse, che non sentisse ancora il desiderio di diventare madre, come invece accadeva alle altre ragazze del villaggio. Lei credeva dentro di sé che proprio perché doveva occuparsi di tutti i bambini, non ci fosse bisogno di averne a sua volta. Perché così non avrebbe amato i suoi bambini più degli altri, ma tutti allo stesso modo.
A un tratto, mentre era intenta a far riavvicinare alcune bambine che si erano allontanate all’inseguimento delle foglie, sulla superficie dell’acqua aveva visto riflettersi una forma scura. All’istante, la luce era scomparsa, come se il sole fosse stato ricoperto da una nuvola nera. E alzando gli occhi, si accorse che l’effetto era molto simile a quello dell’eclissi, che avevano osservato dal villaggio qualche mese prima. Ma in quel caso non si trattava di un evento naturale, bensì di un oggetto che si era fermato sopra le loro teste.
Senza che lei se ne rendesse conto, tutti i bambini erano fuggiti impauriti, urlando in preda al panico, correndo verso il villaggio. E dopo qualche secondo, l’oggetto era svanito dal cielo. Lei si era chinata per recuperare le sue cose, quando aveva sentito un pianto vicino alla grotta del fiume. E così voltandosi, aveva visto il piccolo Kylia disperato. Era ferito, come quando l’aveva trovato ormai privo di vita, e il coltello insanguinato accanto a lui. Non piangeva per il male che gli avevano fatto, ma per il dispiacere che proprio lei fosse stata accusata dell’atroce delitto.
Tara si risvegliò tra le lacrime. Era nella sua capanna, e questo la rincuorò subito. Vide un raggio di sole entrare dritto andando a colpire una delle pareti, e un arcobaleno di colori dentro quella luce. Sentì che qualcosa doveva accadere. Poggiando l’orecchio per terra, udì il rumore di passi e una musica soave, con il canto di una voce sconosciuta.
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(Testo di Francesca Enrew Erriu)
(Immagine: Meadowhaven.net)