I Racconti di Tara raccolgono le memorie della giovane Tara, sciamana del popolo Sar’d (antico nome dei sardi). In epoca presumibilmente pre-nuragica, Tara fu tra le prime abitanti di quella terra a partecipare all’incontro tra i Sar’d e gli Stellari, in particolare i fratelli e sorelle di Sir (antico nome di Sirio) e di Haar (antico nome di Arturo).
L’incontro con il compagno stellare Orios, la porta a comprendere il suo compito, nella consapevolezza di poter aiutare i propri simili con le sue capacità di guarigione e non solo.
Il nome Tara significa Stella.
Prima dell’incontro
Orios era intento ad affilare la lama del suo pugnale vicino al fuoco.
“Chi sta per arrivare?” gli chiese Tara, dopo qualche minuto passato ad osservarlo in silenzio. Lui le rispose senza smettere di lavorare.
“Arriveranno alcuni sciamani. Voi siete quelli scelti per l’incontro tra noi e voi.”
“Cosa dovremo fare?”
“Cose importanti. Saremo noi a guidarvi. Andrete in tanti luoghi, anche lontano da qui, per farvi conoscere e preparare gli altri.”
“Preparare a cosa?”
“A quello che accadrà.”
Orios si accorse che Tara era preoccupata.
“Loro ti faranno compagnia.” Aggiunse.
“E tu?” ebbe finalmente il coraggio di chiedere.
“No. Io non posso restare sempre qui, non in questa forma.”
Orios posò il pugnale e la pietra che stava utilizzando e si voltò per guardarla.
“Io sarò sempre con te, e tu mi sentirai, perché noi siamo un’unica essenza.”
“E se non ti sentirò?”
“Se non mi sentirai, sarà perché avrai chiuso il tuo cuore.”
Tara provò una grande tristezza solo ad immaginare quella possibilità. Orios le prese il volto tra le mani e premette le dita sulle sue tempie, soffiando poi sulla sua fronte, e lei fu attraversata da quella energia che sentiva quando i loro corpi diventavano uno solo e lei provava un piacere infinito. E nei suoi occhi vedeva pianeti abitati da esseri blu luminosi.
***
La mattina seguente, al suo risveglio, Tara trovò il pugnale di Orios poggiato su una roccia. Era stato certamente lasciato apposta, pensò, perché non era mai capitato che non lo portasse con sé. Non capendo in quel momento il significato di quel gesto, lo avvolse in un pezzo di stoffa e lo nascose dietro la roccia, sperando che tornasse a riprenderlo.
Fuori dalla capanna, sembrava tutto più luminoso e l’erba più verde. Delle panche erano sistemate intorno, come in attesa di ricevere qualcuno. Sotto l’albero guardiano, c’erano diverse ceste di frutta e altro cibo.
Poggiato su una panca, trovò un abito che era stato della nonna da giovane e che aveva visto una volta ben conservato nella sua capanna. Lo indossò e si preparò a ricevere i visitatori, e ad andare con loro dove le avrebbero detto.
***
(Testo di Francesca Enrew Erriu)
(Immagine: Meadowhaven.net)
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