I Racconti di Tara raccolgono le memorie della giovane Tara, sciamana del popolo Sar’d (antico nome dei sardi). In epoca presumibilmente pre-nuragica, Tara fu tra le prime abitanti di quella terra a partecipare all’incontro tra i Sar’d e gli Stellari, in particolare i fratelli e sorelle di Sir (antico nome di Sirio) e di Haar (antico nome di Arturo).
L’incontro con il compagno stellare Orios, la porta a comprendere il suo compito, nella consapevolezza di poter aiutare i propri simili con le sue capacità di guarigione e non solo.
Il nome Tara significa Stella.

Orios
L’unione sacra
La notte, quando il villaggio era immerso nel silenzio, a parte il latrare dei cani nella campagna vicina e il suono di tamburi in lontananza, Tara andava di nascosto fino alla capanna della donna medicina.
Xyara lasciava una piccola lanterna con la candela accesa accanto alla finestra, segno che chi aveva bisogno di cure, anche nel cuore della notte, poteva bussare alla sua porta. Le due donne conversavano molto, e Xyara insegnava a Tara le basi della medicina e delle cure con le erbe e gli oli. Le disse poi che lei aveva anche il compito di sanare la frattura tra maschile e femminile, rimettendo in equilibrio le due parti.
“L’unione con Orios ha trasmesso a te la potenza del maschile” spiegò Xyara “che tu hai unito alla forza del femminile. Per questo percepivi la sua energia con tanta potenza, per questo gli altri ti reputano strana. Io ho visto quel fluido dentro di te, quando ti ho visitata, e significa proprio questo, è il fluido dell’unione sacra, com’era in origine. Ma col tempo, quando ci si unisce con uomini che non hanno quella conoscenza sacra, torna in noi la divisione. E così saremo di nuovo separati da noi stessi.”
“Come posso mantenere questo fluido in me?” chiese Tara.
“Lavorando col mare della terra interna. Questo è uno dei nostri compiti, sorella, ci dovremo recare lì prossimamente. Ma prima, è necessario ritrovare il nostro contatto con Orios e con i Sir. Perché loro ci diranno come fare.”
Quindi socchiudevano gli occhi e respiravano, mentre l’energia dei fratelli di Sir che sapevano essere a distanza di sicurezza sopra di loro, le raggiungeva. Xyria riassumeva l’aspetto da Haar, i capelli azzurri con riflessi violetti, la pelle circondata dall’aura azzurrina, gli occhi si allungavano ed era giovane quasi come Tara. Sentivano di nuovo la forza di quell’energia che le attraeva con dolcezza l’una all’altra fino a baciarsi e abbracciarsi, e più facevano questo più percepivano l’energia di Orios come se fosse lì con loro. Era come un vortice che le estraniava completamente dal mondo. E alla fine avevano la sensazione di tre parti di un’unica essenza che si riunivano di nuovo.
E così visualizzarono il primo Cerchio di Orios, e Xyara parlò:
“Era quel periodo dell’anno in cui le sciamane
Nel bosco si riunivano l’inverno a salutare
E fu così che un temporale
Le fece pria del tempo terminare.
Ma mentre tra gli alberi andavan
A un tratto furon come chiamate
E tutte in un punto dirette,
vedendo una luce lontana
nell’ombra delle nuvole scure
e man mano il cielo schiariva.
E lì era di un giovane uomo il sembiante
“So chi è dalla voce flautata” io dissi
“che canta e parla con nota intonata.”
E non solo sciamane ma fanciulle venivan a vedere
Dai villaggi di tutte le schiere.
Non poteva il suo cuore fermare
Ogni donna che lo udiva parlare.
Ognuna il suo amore gli voleva donare
I suoi capelli volea pettinare
Le mani accarezzare
Ed ogni punto baciare
Finché a un tratto un raggio di sole
Giunse la sua fronte a toccare.
E il sorriso sul volto dipinse,
Occhi neri divennero luce
Pelle chiara di un blu evanescente.
Ti seduce sfiorandoti appena
Seppur non toccandoti ancora
Ché le mani tiene giunte in preghiera.
Ad ognuna una dolce parola
Un pensiero profondo
Nell’abbraccio del mondo
Dentro un cerchio splendente di blu.
Sia fanciullo che uomo maturo
In ogni veste lui sapeva incantare
Quando a volte suonava un tamburo
Un richiamo sembrava ancestrale
Tanto che allontanatosi un poco
Lo pregavamo di non andare.
Perché i cuori lo volean trattenere.
E quando andò e il sol cavallo rimase
Ciascuna gli dedicò una frase
Che restasse impressa nel bosco
E la memoria di lui sempre accese.”
***
(Testo di Francesca Enrew Erriu)