I Racconti di Tara raccolgono le memorie della giovane Tara, sciamana del popolo Sar’d (antico nome dei sardi). In epoca presumibilmente pre-nuragica, Tara fu tra le prime abitanti di quella terra a partecipare all’incontro tra i Sar’d e gli Stellari, in particolare i fratelli e sorelle di Sir (antico nome di Sirio) e di Haar (antico nome di Arturo).
L’incontro con il compagno stellare Orios, la porta a comprendere il suo compito, nella consapevolezza di poter aiutare i propri simili con le sue capacità di guarigione e non solo.
Il nome Tara significa Stella.
Una notte, mentre si avviava per raggiungere la capanna della donna medicina, Tara sentì dei passi alle sue spalle e percepì sguardi su di lei. A lungo andare, la donna anziana – quella che aveva fatto da portavoce al suo arrivo – si era insospettita, e l’aveva seguita facendosi accompagnare da due delle giovani, per ascoltare i loro discorsi dalla finestra semiaperta.
Dal buio erano spuntati due cani molto grandi e scuri, che le donne avevano aizzato per inseguirla. Tara iniziò a correre, costretta ad andare verso la buia campagna.
Le due giovani la inseguivano, urlando ai cani di fermarla. E infatti, giunta nel mezzo di una radura brulla, i cani la assalirono bloccandola per terra, e facendole anche cadere il pugnale che teneva in mano. I cani restavano fermi, respirandole in volto, lei ansimava per la corsa e la paura. Quando la raggiunsero, le donne fecero spostare i cani e una di loro andò addosso a Tara.
“Sappiamo tutto!” esclamò “Non solo ti sei unita a loro, ma anche a uno stellare!”
Nel frattempo l’altra donna, vedendo la lama luccicare nel buio, aveva raccolto il pugnale da terra, e in un impeto di rabbia, senza pensare, colpì il fianco di Tara e il ventre con violenza. Tara iniziò a sanguinare e si spaventarono.
“No, cosa hai fatto? Andiamo via!”
Si voltarono e corsero di nuovo verso il villaggio. Tara sentiva mancarle le forze, e piangeva per il dolore. Ma la sua preoccupazione principale non era legata all’idea di morire.
“Il tuo pugnale mi ha ferita” pensava “Proprio il tuo pugnale mi ha ferita, perciò è come se tu mi avessi ferita. Questo significa che non ci incontreremo più, mai più. E se ci incontreremo, non ci riconosceremo.”
Prima di perdere i sensi, sentì la voce e i passi di Xyara che correva, poi le sue braccia che la afferravano e trascinavano per portarla via. Infine il buio.
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Si erano rifugiate nella capanna di Xyara, con la porta sbarrata perché le altre donne non entrassero. Le ferite di Tara erano state coperte con degli impacchi di erbe, ma toccandosi con la mano sentiva ancora sanguinare. Xyara le tenne la mano appena riprese conoscenza.
“Ci dobbiamo trasferire nel mare interno.” Disse “Non hai molte forze, ma è necessario portarti da Orian. Ti aiuterò io.”
Un’energia fortissima attraversò il corpo di Tara mentre la Haar le stringeva la mano. Chiuse gli occhi per affrontare il viaggio. Sprofondarono dal pavimento della capanna fino a sottoterra, attraversando un portale nero, come risucchiate da un vortice di acqua e aria. Improvvisamente furono sott’acqua e Tara aprì gli occhi, senza mai lasciare la mano di Xyara. Dapprima l’acqua era limpida e chiara, poi divenne blu scura e infine quasi nera mentre scendevano più in profondità. Quasi trattenevano il respiro in quel vasto silenzio. Comparvero degli esseri fluidi come l’acqua, silenziosi come pesci, dalla pelle quasi trasparente.
“Siamo i Maar,” disse uno, ma tutti lì comunicavano solo col pensiero “i Saar del mare.”
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(Testo di Francesca Enrew Erriu)
(Immagine: Maiden with a laurel, Henry Ryland)