Avevano sentito quel richiamo per qualche giorno. Ognuna di loro aveva dunque interrotto l’attività di cui si stava occupando in quel momento, e si era messa in cammino. Strada facendo, le sciamane si erano rese conto che una sorta di pellegrinaggio si dirigeva proprio verso il rifugio di Orya, da quando si era sparsa la voce della sua malattia.
Ma quando arrivarono le tre donne, ognuna da un punto diverso dell’isola, tutti parvero riconoscerle e a un tratto la folla lasciò libero il passaggio per loro.
Orya era seduta al centro della grotta dove ormai si era rifugiata da tempo in ritiro. La sua pelle era raggrinzita, solchi profondi erano disegnati sul suo volto, i capelli erano lunghi e grigi, ma non spenti. Di un grigio splendente e argentato. Aveva gli occhi chiusi, come raccolta in profonda meditazione. Si preparava al passaggio, senza dolore, senza la sofferenza di un rimorso. Ma semplicemente aspettando chi doveva portarla via.
Le sciamane si disposero a triangolo intorno ad Orya. Anya e Delah alla sinistra e alla destra, Tara di fronte. Anya e Tara apparivano più giovani, ma era l’effetto del fluido di Orios entrato tempo prima nel loro corpo. Delah appariva maggiore delle due sorelle, mentre Orya era anziana. Questo perché arrivavano da tempi diversi. Ma fuori dal tempo e dallo spazio, avrebbero dimostrato la stessa età.
Anya richiamava il suo elemento, e disegnava cerchi concentrici nell’aria. Delah richiamava il suo elemento, e accendeva una fiamma accanto ad Orya. Tara richiamava il suo elemento, e iniziava a muoversi come il movimento delle onde. Girava intorno ad Orya, disegnando delle spirali d’acqua, sempre più velocemente, seguendo una musica che la folla all’esterno della grotta aveva iniziato a suonare in onore del loro rito.
Era il Rito della Rinascita. Colei che se ne andava infatti non moriva, ma rinasceva. E il suo ventre si illuminava con una sfera dorata che avvolgeva poi tutto il suo corpo come una placenta.
Tara si fermava dunque di fronte ad Orya. E il vento di Anya soffiava, e la fiamma di Delah si alzava, e l’acqua di Tara le circondava. E Orya richiamava il suo elemento, e radici di terra uscivano dalle sue gambe, mentre ancora non si muoveva e non apriva gli occhi.
In quel momento si illuminò la sua fronte, e un piccolo disco dorato vi comparve. Così entrava in connessione con le altre, che ricevevano dal suo terzo occhio tutte le conoscenze necessarie a portare avanti il lavoro della sorella Orya.
Quando terminò la trasmissione di informazioni, si misero in ginocchio perché l’energia era stata forte. E l’acqua del Maar, il mare della terra interna, si mosse prepotentemente, e dovettero tenersi forte alle pietre per non farsi risucchiare. Ma quando sollevarono lo sguardo, Orya era scomparsa. Il rito era compiuto.
Le acque ora erano più calme. Tara vide tra le onde il volto di Khalid, l’abitante del Maar che accoglieva i morti, un essere mezzo uomo mezzo pesce. Una divinità del mare.
“Tutti i Maar sono in Khalid.” Disse. E poi scomparve.
Tara fece ritirare le acque. Si alzò, perché aveva compreso che quella frase era un invito. Doveva andare nel fondo del Maar per incontrare Khalid e ricevere da lui importanti informazioni.
Le tre sciamane si abbracciarono prima di uscire dalla grotta, sapendo che tra la folla avrebbero incontrato una nuova giovane Orya.
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(Testo di Francesca Enrew Erriu)