Tara si era immersa nell’acqua del pozzo per raggiungere il Maar. Subito qualcuna delle creature a lei note era giunta a salutarla e farle strada fino alla grotta di Orian. Intuendo i suoi timori, Orian la rassicurò, dicendole che era pronta per quell’incontro. L’avrebbe accompagnata lei fino a un certo punto.
Nuotarono guidate dai grandi pesci Maar; le acque azzurre e scintillanti diventavano man mano più scure. Stavano scendendo in profondità, dove Tara non si era mai avventurata. Era quasi buio laggiù, ma per fortuna la luminosa pelle dei Maar le guidava. A un tratto si accorse che durante il viaggio era diventata anche lei una creatura simile ai Maar, con una coda da sirena per metà corpo. Evidentemente questo era necessario per poter nuotare in profondità. Si abituò subito a quella nuova forma e notò di riuscire anche a vedere meglio nonostante l’oscurità del luogo.
Arrivarono talmente in fondo che sentì la sua lunga coda sfiorare la sabbia del fondale. A quel punto Orian la salutò, perché non poteva accompagnarla oltre. Si trovavano nella terra sub-interna dentro la terra interna. Lì risiedeva il rettile del Maar, rimasto lì sotto per parecchio tempo dopo essere stato trasferito dalla terra esterna. Egli raccoglieva in sé tutti i rettili di un certo periodo, uniti in uno solo, in attesa di essere aiutati nella loro trasformazione.
I Maar iniziarono a sfiorare la sabbia con le loro code, sollevandola leggermente, come se volessero provare a scavare per cercare qualcosa.
Dopo pochi minuti, la sabbia del fondale iniziò a muoversi impercettibilmente, poi con sempre maggiore violenza, una forza quasi da maremoto. In una spirale di sabbia e vento emerse Khalid dal fondale. Metà uomo e metà pesce, imponente e forte come il dio del mare, egli era la guardia del rettile del Maar.
Come le aveva spiegato prima Orian, la creatura era già entrata in contatto con Tara durante il periodo del degrado e della manipolazione. La guarigione e la purificazione di Khalid doveva avvenire tramite l’energia della “sessualità superiore”, e solo lei poteva fare questo, in virtù del loro trascorso contatto – seppur avvenuto in maniera violenta. E anche per lei quella sarebbe stata una sorta di purificazione, da quella energia manipolata che poteva essere passata nel suo corpo – perché non ancora protetta dal fluido di Orios.
Nel frattempo Khalid, vedendo il suo territorio violato, aveva afferrato il suo arpione per cercare di allontanare i Maar. Ma le grandi creature lo schivavano, e con movimenti danzanti si erano disposti intorno a lui, intonando i canti del Maar – simili ai versi dei delfini.
E a un tratto i grandi pesci scomparvero, come se Khalid stesso avesse inglobato in sé tutti i Maar. E così si fermò, di fronte a Tara che aveva sollevato il braccio per difesa. Riconosceva i suoi occhi – seppur lontanissima per lui era la memoria di quell’incontro; riconosceva il suo corpo, ora simile al suo.
Khalid lasciava cadere l’arpione, mentre i canti del Maar giungevano alle sue orecchie. E lentamente l’oscurità del fondo del Maar si illuminava, e Tara senza più paura si avvicinava. E danzavano la musica del Maar. E mai danza più bella fu vista in fondo ad alcun mare. E mai unione più forte – nella connessione di mente, cuore e corpo fisico – rese due esseri così luminosi.
E scintillavano le acque, e brillava la sabbia, e qualunque essere avrebbe pianto di gioia e liberazione. Poi nell’estasi del momento, un raggio di luce bianca giunse dall’alto e attraversò i loro corpi e le acque, fino al punto esatto in cui era disteso il rettile.
Con l’arrivo del Raggio bianco, aveva detto Orian, il rettile sarà pronto a trasformarsi in drago bianco.
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(Testo di Francesca Enrew Erriu)
(pic. Traumender by Max Frey)