Tra i libri di Racconti e Poesie di emergenti letti negli ultimi mesi segnalo:
Passanti di Andrea Mitri
Candeggina di Veronica Chiossi
Helliween di Elisa Mantovani
PASSANTI
Inutile usare mezzi termini per questi racconti di Andrea Mitri, perché sono per me semplicemente superbi. Contengono quel tanto di surreale e grottesco che io adoro, tanto da sembrarmi piccoli quadri di Magritte. Scorrono come opere d’arte in un museo, uno dopo l’altro e mai ripetitivi. A volte pirandelliani, a volte intrisi di nostalgia e pieni di ricordi dolci e amari, il passato va e viene come onde, trasportando a riva la memoria. Ai limite dell’assurdo “Erba, sassi, odori di campo”, un piccolo capolavoro di immaginazione e di scrittura. Commovente “L’insegna”, geniale “Passanti”, dove la morte coglie nel modo più imprevisto possibile. L’Epilogo è la ciliegina sulla torta, in sostanza un inno alla scrittura e alle storie. Un atto d’amore che non potete farvi mancare. E noi siamo soltanto “fiori che nessuno raccoglie”.
CANDEGGINA
Queste poesie sono folate di vento ma anche raffiche di mitra, non lasciano respiro, per gustarle è necessario immergersi con bombola di ossigeno nelle loro profondità, e dopo non vorrete risalire. L’autrice apre la porta dei suoi ricordi, il mondo del passato italiano (siciliano anzi) che si fonde magicamente con il presente americano, che fa pensare a E. Lee Masters. Molto interessante l’idea del testo a fronte, con la possibilità di leggere sia l’originale inglese che la traduzione.
Antico e moderno, convenzionale e anticonvenzionale, si alternano in poesie dense e piene di vita – ma anche di morte, come “Le mani di Angela”, persone la cui anima emerge nuda in pochi versi.
Le descrizioni sono vivide, le città hanno un cuore – Venezia, New York, Los Angeles – si viaggia e si osservano i paesaggi mentre “l’alba mi taglia in due”. L’uso sapiente delle parole ci lascia immaginare, assaporare, fino a sognare di dormire “con sconosciuti simmetrici”.
HELLIWEEN
“Nutrite l’anima, perché la fame la trasforma in una belva che divora cose che non tollera e da cui resta avvelenata. Amici miei, saggio è nutrire l’anima, per non allevarvi draghi e diavoli in seno”. Parto da questa importante citazione di Jung perché è proprio il consiglio che i personaggi di questa raccolta di racconti (nonché molti esseri umani) non hanno seguito nella loro vita. Allevando così draghi e diavoli in sé.
Qui non si parla di male in generale, non c’è qualcuno che salva qualcun altro, perché spesso vittime e carnefici coincidono nell’abisso delle nostre menti. Non aspettatevi uno spiraglio di speranza, perché in questi racconti non c’è: la malvagità è ovunque, in ogni luogo (fisico e non fisico), la paura è dentro i personaggi e raggiunge subitamente il lettore.
Oltre alla festività di Halloween (come da titolo), non vengono risparmiate altre feste – come ad esempio San Valentino – che diventano macabre ricorrenze, emblema di ipocrisia, invidie e follia. Anche Babbo Natale non è esente da questa follia, e i bambini sono i più malvagi vendicatori. Grazie alle descrizioni e alle battute sferzanti, il torno e il ritmo dei racconti sono efficaci e raggiungono livelli di alta paura. Menzione speciale merita per me “Una madre nella nebbia”, un vero e proprio quadro “ai confini della realtà”.
Vorrei approfittare anche per esprimere l’importanza dello scrivere e leggere racconti (da buona divoratrice adolescenziale di Edgar Allan Poe and co.), perché secondi molti i racconti “tolgono” in un certo senso o sono troppo “scarni” rispetto a un romanzo. In realtà togliere “ciò che non serve” è più difficile che aggiungere, dire tutto in poco spazio è un gran lavoro. Che Elisa sa certamente fare.


