Una data davvero speciale. Il portale 11/11 è giunto con la forza che ci aspettavamo. Con l’energia di quando il confine diventa sempre più sottile, e sempre meno separazione esiste tra noi e altri mondi. E come non percepire questa energia recandosi in un luogo di potere? In uno spazio sacro che riconnette il tuo spirito a ciò che sei stato in passato, ma contemporaneamente al te stesso presente e futuro?
Ed ecco inizi a camminare in un lungo sentiero, e già ti ricordi quei profumi, quei soffi di vento, quegli alberi ma soprattutto quelle pietre. Sì proprio quelle pietre di cui una volta da ragazzina hai sentito dire “ma sono solo mucchi di pietre”, quando ti apprestavi a visitare per la prima volta un nuraghe. Ma dentro di te sapevi che non era vero, che quelle pietre avevano molto da dire. A chi voleva sentire, ovviamente. Non a coloro – purtroppo spesso gli stessi sardi – che non comprendevano il loro valore e anzi a volte disprezzavano il tesoro sotto i loro occhi.
Sì io lo definisco un tesoro inestimabile. Perché sono i luoghi da cui veniamo, che ci hanno visto attori e protagonisti di tante epoche, e a cui ora torniamo come in cerca di quella magia di un tempo.
La terra scura è calpestata dagli animali del luogo che ti vengono incontro. Osservando le Capanne sai di aver acceso i fuochi che scaldavano i presenti. Il panorama ti toglie il fiato, ma la vera rivelazione è nel Pozzo Sacro e nelle sue pietre parlanti di energia. Antiche indovine discorrevano con esse. E il Recinto delle Feste risuona ancora dei canti e dei piedi che battevano il terreno.
Così si va a finire nella Sala delle Assemblee, luogo circolare con i sedili in pietra, a indicare il ritrovarsi nelle occasioni importanti ma non solo. Un po’ di frutta lasciata come offerta sarà il segno del tuo passaggio. Ma il legame con certi luoghi sopravvive a qualunque tempo e a qualunque tempesta.
E nel tramonto trovi quella pace che cercavi, la quiete luminosa del cielo sopra di te che si unisce alla terra sotto di te. E così, senti un senso di vittoria proprio come il nome del luogo richiama, che è però una vittoria interiore, quella della risoluzione del tutto, dell’armonia senza tempo e confini.
**Un forte Grazie ai miei compagni viaggiatori**
(Visita al Santuario di Santa Vittoria di Serri, 11/11/17)